Oggi c’è una nuova paura che avanza tra i viaggiatori di tutte le età e le nazionalità. Si chiama terrorismo. Questa parola già da sola incute grande timore, un terrore appunto. Se prima a spaventarci più di tutto erano i voli aerei, i normali pericoli di un viaggio, gli eventuali incontri sfortunati, oggi, più di tutto, a preoccupare turisti e viaggiatori è il terrorismo, che attacca imprevedibile e distrugge in un attimo vite e paesi.
Scrivo a poche ore dal nuovo attentato in Tunisia, a Sousse, dopo solo tre mesi dalla strage al museo del Bardo e non posso che provare questa paura io stessa in un momento simile dove almeno 37 persone, turisti che erano in spiaggia tranquilli a prendere il sole, sono state barbaramente uccise a colpi di kalashnikov da due uomini arrivati via mare, sotto mentite spoglie, con la precisa intenzione di fare una vera e propria strage.
Il terrorismo colpisce ancora, di nuovo la Tunisia, sferrandole un colpo ormai letale da tutti i punti di vista: sicurezza, economia, turismo. E non possiamo farci nulla, non possiamo far altro che stare a guardare ed aspettare cosa succederà sperando di non trovarci nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Perché è così che si muore di terrorismo: per una maledetta casualità che rende ognuno di noi ugualmente vulnerabile.
Ma allora cosa fare: smettere di viaggiare, di scoprire il mondo, di esercitare il proprio diritto alla libertà di movimento? Non credo che questa sia una valida soluzione. Finiremmo per rinchiuderci in casa e vivere di fobie tutte la vita. Al tempo stesso, però, bisognerebbe non prendere con leggerezza alcuni viaggi e alcune destinazioni “calde” che evidentemente ci espongono ad una situazione di instabilità maggiore e ad un maggior pericolo.
E bisognerebbe farlo non perché abbiamo paura, non perché ci arrendiamo al terrorismo ma per dimostrare che possiamo continuare a viaggiare in mille altri posti, che nessuno può scoraggiare la nostra voglia di vedere e visitare quello che il mondo ha di bello da offrire e che il terrorismo non può seguirci ovunque andiamo. Manteniamo la calma, quindi, perché può, invece, inseguirci nei pensieri e fare in modo di cambiare e distorcere la nostra visione delle cose. Non permettiamoglielo!
Vero Marianna. Si vive in un mondo dove tutto è più vicino e accessibile grazie a nuovi mezzi, al progresso tecnologico, a costi facilitati…e poi ci si accorge che le distanze fra gli umani sono ben altre. Visito Expo e mi piace moltissimo. Mi piace perché si ha la possibilità di vedere splendidi sorrisi da tutto il mondo, Paesi che si affiancano pacificamente, cibo che come nel bellissimo film “Il pranzo di Babette” unisce le genti in armonia, ci fa sentire parte di questo pianeta…Tutto questo nella realtà esiste sempre meno e il venerdì nero di ieri lo rimarca. Come guida e accompagnatrice turistica ho la speranza nel cuore, passione e curiosità, amore per tutto ciò che incontro. Ma oggi ho questa sensazione che ancora non mi abbandona…si avanza verso un futuro arretrando. Prego di sbagliarmi. Buona vita Marianna, non potrebbe essere altrimenti, quando il Viaggio è nel DNA. Ciao! Letizia
Grazie mille per essere passata ed aver lasciato non un commento ma un’integrazione a questo articolo! 🙂
Ottime e valide considerazioni che condivido in pieno (sicuramente accettate anche da molti altri). Non si può rinunciare ad uscire dalla propria “casa-Paese; d’altronde gli imprevisti non ce li garantisce nessuno. Dobbiamo sperare che tali scene non si espandano!
Evviva la pace e la fraternità:)
Evviva, evviva, evviva!