Viaggiare dopo il Coronavirus: come cambierà il mondo del turismo

Sono quasi 2 milioni gli italiani che hanno deciso di annullare i viaggi in programma nei prossimi tre mesi a causa dell’emergenza Coronavirus. Prima di scoprire che non sarebbero comunque potuti partire vista la lunga lista di paesi con restrizioni per i viaggi dall’Italia. Il timore del coronavirus ha preso il sopravvento, infatti, e giustamente, non solo sulla nostra voglia di viaggiare ma anche su gesti e azioni che sono stati sempre normali per noi, come fare la spesa o uscire per una passeggiata. Un segnale questo che fa comprendere chiaramente quanto la drammatica situazione che viviamo tutti stia pesando fortemente sull’industria del viaggio e sulla vita quotidiana di ognuno di noi.

Nessuno poteva immaginare la gravità di quello che sarebbe accaduto e perfino l’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, all’inizio dell’emergenza aveva suggerito di posticipare i viaggi non necessari in aree a rischio della Cina mentre non li sconsigliava verso altri luoghi, e non sosteneva che fosse necessario annullare i viaggi e chiudersi in casa perché l’epicentro restava la provincia di Hubei in Cina e il rischio di infezione era considerato basso nella maggior parte dei paesi. È evidente che lo sviluppo degli eventi ha ampiamente smentito questa prospettiva, fin troppo ottimistica con il senno di poi, togliendo di fatto ogni possibilità anche solo di uscire di casa, figuriamoci viaggiare.

Il futuro dei viaggi appare, mai quanto adesso, profondamente incerto. La quarantena sta mettendo tutti a dura prova, imprese e lavoratori in primis, e le paure sono tante, da quella del contagio a quelle relative al post-Coronavirus. Le misure di prevenzione, fondamentali al fine di prevenire la diffusione dell’infezione, ci aiutano in un certo senso a sentirci più tutelati ma tutti siamo consapevoli che si tratta pur sempre di raccomandazioni, quella di lavarsi regolarmente le mani, coprirsi naso e bocca quando si tossisce o si starnutisce, evitare il contatto fisico ravvicinato, in primis, non di trucchi di magia o cure miracolose.

Per quanto concerne l’uso di mascherine, poi, la posizione dell’Oms non è mai stata molto chiara: prima si diceva che in assenza di sintomi quali tosse o starnuti, non fosse necessario indossarle perché l’uso della mascherina poteva aiutare a limitare la diffusione del virus e, soprattutto, evitare di contagiare gli altri ma non era da considerarsi, per chi la indossa, una protezione salva-vita, poi, che avremmo dovuto indossarle tutti, sempre, a prescindere dal nostro stato di salute.

Passeggiando per le nostre città, soprattutto quelle in cui i casi di coronavirus accertati sono maggiori, la maggior parte delle persone hanno iniziato ad indossare le mascherine fin da subito, pur non avendo alcun sintomo ma in via precauzionale. Dopotutto, l’uso delle mascherine in Asia non è di certo una novità né un’eccezione e gli asiatici le utilizzano, ormai da sempre, per motivi come lo smog o la prevenzione da influenze e malanni di stagione nonché specifiche emergenze sanitarie (come la SARS), destando in noi anche una certa perplessità.

Almeno fino ad oggi, dato che c’è già chi pensa ad un futuro “con la mascherina”, a maggior ragione se l’intenzione è quella di spostarsi e tornare a viaggiare il prima possibile. Già, perché torneremo a viaggiare. Ma ad un ritmo molto lento e comunque non come facevamo prima. Molto più probabilmente il futuro del turismo sarà quello delle gite fuori porta, in mezzo alla natura e in montagna, un turismo di prossimità insomma, in nome del made in Italy. Qualcuno lo ha definito un turismo stile anni ’50, qualcun altro un turismo slow ma quel che è certo è che ci vorrà tempo per tornare a viaggiare come abbiamo sempre fatto.

Quando? Nessuno può dirlo in questo momento. Lo scopriremo vivendo, giorno dopo giorno, una volta usciti dalla quarantena. Ma fare un viaggio all’estero sarà molto difficile, vista la situazione di emergenza a livello internazionale, e forse dovremo attendere il 2021 per avere qualche prima certezza. Forse, tutto sommato, è l’occasione per riscoprire l’Italia, quella più vera, più nascosta, quella delle bellezze poco conosciute o persino dimenticate. Un’occasione che molti di noi aspettavano da sempre e che stavolta potranno finalmente cogliere.

1 commento su “Viaggiare dopo il Coronavirus: come cambierà il mondo del turismo”

  1. Pinne in viaggio

    Credo che ci sia molta confusione, le informazioni non sono complete, dando retta a chi ha competenza ( i virologi) dicono che è poco più di un influenza.
    Dall’altra parte i giornali sembrano tutti apocalittici.
    Capire dove sta la verità non è semplice.
    Personalmente non credo che rinuncerò ha viaggiare, ovviamente bisogna vedere come si evolve la situazione.

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