Negli anni Cinquanta i più grandi periodici illustrati moltiplicarono le loro inchieste fotografiche, mettendo l’immagine a disposizione della scrittura per fargli acquistare nuova linfa. Un esempio è sicuramente “Un paese”, volume edito da Einaudi nel 1955, nato dalla collaborazione intercorsa tra il 1953 e il 1955 tra il fotografo americano Paul Strand e Cesare Zavattini.
Un esperimento all’avanguardia, dopo Il Politecnico, è quello di Un Paese di Zavattini, considerato il primo esperimento italiano di foto-libro che costituisce uno straordinario incontro di arti, media e culture diverse. Paul Strand e Cesare Zavattini si conoscono a Perugia nel 1949 durante il convegno internazionale Il cinema e l’uomo moderno. Entrambi hanno un’esperienza artistica, all’insegna della sperimentazione e dell’impegno civile e con “Un paese” i due intendono omaggiare Luzzara, città natale di Cesare Zavattini, un piccolo paese in provincia di Reggio Emilia, in Emilia-Romagna.
L’intenzione principale di Un Paese di Zavattini, uno dei maggiori esponenti del neorealismo cinematografico, e di Paul Strand, un fotografo, che insieme ad altri grandi fotografi, ha contribuito a dare alla fotografia la dignità artistica che ancora oggi conserva, era quella rappresentare la quotidianità della collettività di questo piccolo paese della bassa reggiana, legata alla terra e abituata a sopportare e lottare continuamente. Al momento dell’uscita del fotolibro Un Paese di Zavattini e Strand,la recensione evidenzia l’attrito tra immagini e parole, quasi a dire che i due artisti si fronteggiano anziché congiungersi armonicamente.
Ma, in realtà, di “Un paese” visto con gli occhi di oggi, si può apprezzare come narrazione e fotografia riescano a parlare la stessa lingua e arrivino a collimarsi alla perfezione.