Tour del Triangolo d’Oro: cosa fare e cosa vedere

Tour del Triangolo d’Oro: cosa fare e cosa vedere

Il Triangolo d’oro è un’area di circa 950,000km²  rientrante nella provincia di Chiang Rai che collega Thailandia, Laos e Birmania, le quali confinano nel punto in cui il fiume Ruak (Birmania) confluisce con il Mekong (Thailandia e Laos). L’area è conosciuta da decenni perché rappresenta la regione con la maggior produzione di oppio al mondo ma scopriamo la storia di questi luoghi e i posti da visitare durante un tour nel Triangolo D’Oro. Arriviamo a  Sop Ruak, lungo il corso del Mekong, in un caldo lunedì mattina di metà agosto mattina: siamo finalmente nella zona conosciuta come Triangolo d’Oro, in cui i confini di Thailandia, Myanmar e Laos si incontrano.

Tour del Triangolo d’Oro: cosa fare e cosa vedere

Museo dell’Oppio

Ma torniamo a Sop Ruak, punto di inizio del nostro viaggio nel Triangolo d’Oro, un posto ricco di attrazioni. In realtà, quest’area in passato era famosa per ben altre ragioni: costituiva, infatti, uno dei maggiori centri di produzione mondiale di oppio con un commercio estremamente remunerativo.però, andiamo a visitare l’House of Opium, museo emblematico della storia di questo territorio nel distretto di Chiang Saen.

Piccolo ma molto interessante, questo museo del Triangolo d’Oro racconta coltivazione dell’oppio fin dalla coltura dei papaveri ed espone documenti e fotografie, utensili e attrezzi utilizzati per produrlo e per fumarlo. Accedendo alla porta dell’edificio, dopo una piccola scalinata, veniamo omaggiati con una cartolina che, all’interno, si può timbrare con tutti gli stampini degli uffici postali di Thailandia, Laos e Birmania!

Credo che la visita al Museo dell’Oppio sia fondamentale per comprendere meglio la storia di quest’area e della Thailandia in generale, al tempo in cui era tra i produttori mondiali di papavero da oppio. Oggi questo commercio del Triangolo d’Oro, considerato illegale, è stato bandito e gran parte delle piantagioni sono state riconvertite in te, alberi da frutto e persino asparagi.

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Nella stessa direzione si sono mosse anche le autorità del Laos, 10 anni fa il terzo produttore mondiale di oppio, dove il papavero pare sia del tutto. scomparso.  Dei tre stati, quindi, solo la Birmania continua a detenere il titolo di produttrice mondiale, seconda solo all’Afganistan e anche l’antico significato di Triangolo d’Oro ormai è stato riconvertito in attrazione turistica.

Dopo la visita al museo, raggiungiamo la riva per una crociera sul Mekong a bordo delle tipiche barche locali, le long tail boat. La crociera sul Mekong non è la classica crociera che chiunque si aspetterebbe. Perché? Perché trovo che il fiume Mekong sia davvero inquietante (almeno per me lo è) sia per colore che dimensione! La crociera sul Mekong è lontana da qualsiasi idea di crociera, principalmente per la sua particolare atmosfera da film di guerra. Inoltre, navigare il Mekong in una long tail boat è un po’ come trovarsi nell’Oceano a bordo della barchetta di un pescatore. Il fiume è immenso, la barchetta minuscola!

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Anche prima di salire sull’imbarcazione, comunque, percorrendo il molo e il ponticello di legno si ha l’impressione di essere in un enorme piscina di fango. Melmoso, scuro, un po’ schiumoso, il Mekong è uno dei fiumi più inquinati al mondo. Tuttavia, è anche il decimo corso d’acqua più lungo e sulle cui sponde sono nate e si sono sviluppate culture millenarie.

Non ho il tempo di lasciarmi ispirare da questi pensieri positivi che, neanche saliti, le guide ci fanno indossare dei giubbotti di salvataggio (piuttosto malconci): verremo risucchiati dalle acque del turbolento fiume marrone? No ma ancora mi chiedo se quei giubbotti sarebbero stati davvero capaci di salvare qualcuno! Vabbé, non facciamo tanto i pignolotti, This is Thailand!

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Phra Chiang Saen Si Phaendin

Lasciando la riva, pero, non è solo il fiume ad incuriosirci. Il Phra Chiang Saen Si Phaendin, un santuario con una gigantesca statua di Buddha tutta dorata, dall’acqua si può ammirare in tutta la sua maestosità. Noterete che il tempio non è sulla terraferma ma sul fiume: questo perché è posizionato su una piattaforma simile ad una barca. L’ingresso è libero e gratuito ma si accettano (e aspettano) offerte!

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Golden Triangle Casino

Durante la crociera, la long tail boat si dirige prima verso nord arrivando a pochi metri dalla costa birmana. Qui sorge il Golden Triangle Casino, frequentato principalmente dai turisti asiatici che passano gran parte del loro tempo giocando d’azzardo nel casinò a 4 piani, fornito di hotel e night club.

Isola di Don Sao

La direzione successiva, invece, è verso sud con destinazione isola Don Sao, appartenente al Laos. Questa è l’unica striscia di terra laotiana che può essere visitata da un turista senza visto ed è organizzata come un mercato, pieno di bancarelle e souvenir. Ad accoglierci una scritta azzurra dipinta a mano sulla facciata di un edificio in legno che dice “Welcome to Laos” e decine di piccole bottiglie poste una accanto all’altra.

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Avevo già letto qualcosa su questo villaggio e sapevo che avrei trovato questa attrazione: whisky con cobra! Vederlo dal vivo ovviamente è tutta un’altra storia… Dopo, aver contrattato il prezzo, decidiamo di comprarlo per poi proseguire con il giro del market, allestito lungo il fiume.

Le bancarelle non sono tanto diverse da quelle che ho già visto in Thailandia ma di sicuro interessante per chi è sempre alla ricerca di borse e altri oggetti contraffatti. La nostra guida, però, ci avvisa di non comprarne perché è facile che al ritorno la dogana possa sequestrarceli.

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Che poi anche in Thailandia il business di borse e vestiti di marca contraffatti è molto fiorente ma il governo in questi anni sta cercando di disincentivarlo. Nonostante il tempo per la visita sia poco e non sia possibile spingersi oltre al nucleo principale del villaggio, sono riuscita ugualmente a cogliere alcuni piccoli aspetti della cultura laotiana.

Nell’isola di Don Sao le galline svolazzano libere in tutto il villaggio, tra i cespugli, incuranti del pericolo. Non hanno paura dei turisti e, spesso, li seguono per poi fermarsi e tornare indietro. Ci sono tanti bambini e corrono dappertutto, giocano, sorridono. Sono l’anima di questo posto!

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Accolgono i turisti con grande entusiasmo nella speranza di ricevere qualche soldino ma non sono invadenti né aggressivi e dopo un po’ tornano volentieri ai loro giochi. Tra galline, bambini, bancarelle, turisti c’è una profonda armonia. Sebbene tutto sia molto umile e a tratti fatiscente, si respira una piacevole aria di festa.

Non ho il tempo per goderne appieno, però. La visita all’isola di Don Sao è già finita e dobbiamo lasciare Don Sao. Andando via, alcune scene di vita quotidiana attirano la mia attenzione… e preoccupazione. Lungo le rive dell’isola scorre il Mekong, considerato uno dei dieci fiumi più inquinati al mondo!  Solo a guardarlo incute timore e non ci bagneresti neanche la punta del mignolo!

Tu! Perché, loro, i bambini, invece, sguazzano nell’acqua felici come se stessero al mare, le madri fanno il bucato e gli uomini si dedicano alla pesca… come se non sapessero o non gli importasse oppure, forse, come se non avessero scelta!

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Chiang Saen

Al ritorno il traghetto ci lascia nella cittadina thailandese di Chiang Saen dall’aspetto decisamente più autentico di Sop Ruak che rappresenta il principale punto di approdo delle navi mercantili per gli scambi commerciali con la Cina e per i traghetti passeggeri diretti nella provincia cinese dello Yunnan. Non oso immaginare i tempi di percorrenza!

Nel Triangolo d’Oro, Chiang Saen, inoltre, vanta una storia molto importante da capitale di un antico regno di cui è possibile trovare le tracce ovunque in città dai resti di templi antichi, a quelli di un parco archeologico e di un museo nazionale fino a quelli dell’antica cinta muraria. Un viaggio nel viaggio ma soprattutto un viaggio che merita e di cui ho un ricordo vivido e bellissimo.

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