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Shoefiti: scarpe volanti per comunicare “ad alta tensione”

Shoefiti è un termine coniato nel 2005 da Ed Kohler, un ragazzo di Minneapolis, per riferirsi a un “fenomeno” nato dapprima nelle zone rurali e urbane degli Stati Uniti, e poi diffusosi velocemente, soprattutto grazie a internet anche in Sud America, in Australia e in Europa. Il termine consiste nella fusione di due parole, shoe e graffiti e fa riferimento a scarpe legate fra loro dai lacci che pendono dai fili delle linee elettriche e telefoniche.

Sullo shoefiti si sono diffuse le più disparate interpretazioni, se non leggende, con accezioni sia positive che negative. Inizialmente si pensava che questa tendenza provenisse dal mondo militare, infatti, si dice che i militari fossero soliti lanciare sui fili i propri anfibi quando terminavano il servizio di leva o attraversavano una determinata zona. Di questa teoria troviamo riscontro anche nel cinema, precisamente nel film Sesso e potere” del Berry Levinson, dove i soldati lanciano le scarpe per omaggiare il loro sergente rimasto vittima di una battaglia.

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Da non dimenticare, però, la visione romantica data dal regista Tim Burton nella sua pellicola “Big Fish”, in cui le scarpe volanti simboleggiano la ricerca della felicità. Leggende metropolitane hanno voluto dare un’origine non propriamente positiva al termine shoefiti. Infatti è stato spesso collegato al mondo dello spaccio delle droga. Si dice che far pendere le scarpe fosse una tecnica utilizzate per segnalare luoghi frequentati per lo spaccio di cocaina e crack oppure un modo per bande di bulli o gang di  per onorare un loro membro vittima di omicidi, per evidenziare i propri confini o anche considerato come via libera per commettere un furto.

A questo proposito il sindaco di Los Angeles, in passato, ha dovuto rassicurare i propri cittadini, liberandoli dai timori nati intorno a questa tendenza. Ipotesi più leggere si riferisco a un matrimonio prossimo o alla fine della scuola. In Italia, più precisamente a Catania, alcuni studenti spagnoli, alla fine del loro percorso di studi nella terra siciliana, hanno voluto lasciare un segno della loro presenza e della loro gratitudine nei confronti della cittadinanza, lasciando appese le loro scarpe sui cavi  delle palazzina in cui avevano abitato fino a quel momento.

Un altro esempio che tende a dare un aspetto “felice” allo shoefiti,  arriva dall’Inghilterra, Yorkshire, dove è nato addirittura uno sport con regole ferree, il lancio del Wellington, dal nome di uno stivale da lavoro. Pare che sia cominciato tutto con una pinta di liquore versata accidentalmente in uno stivale. Per saperne di più invitiamo i curiosi a dare un’occhiata al sito dedicato a questa tendenza. Lo trovate qui.

Buon “lancio”!

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