Scrivere di viaggi: perché faccio la travel blogger

Scrivere di viaggi: lavoro o passione? Secondo me, entrambi. D’altronde non può esserci un lavoro fatto bene senza passione. Al tempo, all’impegno e alla costanza di scrivere sono richiesti i like, i follower, la visibilità, requisiti importanti per un travel blog di successo, che ci piaccia o no. E non starò a dirvi che di tutto questo non me ne frega niente perché ottenere riconoscimenti per quello che scrivo è una cosa che mi fa piacere, mi lusinga, mi emoziona ogni volta. Ma scrivere di viaggi non è solo una questione di titoli o di riconoscimenti. 

Scrivere di viaggi per me ha in realtà poco a che vedere con le etichette. A muovermi è prima di ogni altra cosa la mia grande passione per i viaggi. A questa si è unita un’altra passione che ho da sempre, quella per la scrittura, è così piano piano attraverso il blog la scrittura ha dato vita ai ricordi custoditi nel mio cuore, di ogni angolo di mondo visitato. Tenere soltanto per me tutte le emozioni che un viaggio mi scatena era doloroso: avevo voglia di condividerle e trasmetterle a tutti. Da qui nasce il mio blog e i contenuti, le fotografie, le considerazioni che trovate nei miei articoli.

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Il mio blog è, quindi, diventato uno strumento utile per offrire consigli su cose da fare e vedere, come risparmiare, dove andare e come organizzare un viaggio e al tempo stesso una sorta di diario che mi permette di cristallizzare le mie esperienze in giro per il mondo e di ritornare negli stessi posti più volte, semplicemente rileggendo i miei pensieri. Non ho strumenti particolari o rituali specifici per scrivere ma durante un viaggio porto con me dei piccoli block notes da tenere sempre in borsa o nello zaino e ci scrivo di tutto.

D’altronde creare un blog di viaggi è diventato molto comune di questi tempi, una sorta di “moda del momento”. Lo stesso non vale però per la scrittura. Scrivere di viaggio infatti non è qualcosa che è nata con Internet e con i travel blog ma ha origine antichissime perché risale persino ai greci e i latini. Dopotutto, viaggiare non è mai stato solo andare in vacanza ma sempre aprire nuovi orizzonti, esattamente come fece Marco Polo che con le sue memorie raccolte nel manoscritto Il Milione che ha ispirato molti a viaggiare verso l’Asia tra cui proprio Cristoforo Colombo, colui che scoprirà le Americhe.

Grazie ai grandi viaggiatori e scrittori di viaggio della storia, infatti, oggi la letteratura è ricca di racconti di viaggio, tanto da dare vita ad un vero e proprio filone, quello della letteratura di viaggio. Descrivere le origini di un luogo, gli usi e costumi, le sensazioni, le emozioni è da sempre naturale per chi ama viaggiare. Chi viaggia ha voglia di trasmettere quello che vede come lo sente, e non solo attraverso una fotografia, ma anche attraverso la parola cercando di trasmettere le emozioni vissute con racconti in prima persona.

Perché le parole vengono dall’anima ed è l’anima a raccontare odori, sapori, colori, sorrisi. Un racconto di viaggio non può essere una semplice descrizione oggettiva di come le cose appaiono ma deve necessariamente contenere al suo interno pezzi di vita vera come quelli di Goethe che nel suo “Viaggio in Italia” descrisse le meraviglie del nostro paese con i suoi occhi incuriositi e meravigliati di chi vuole ammirare la bellezza di un luogo sconosciuto.

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Ecco cosa significa scrivere di viaggi: far conoscere quei mondi sconosciuti, descrivere la bellezza, dipingere con le parole un paesaggio. È questo quello che facciamo noi travel blogger attraverso i nostri blog ai tempi del 2.0.: scegliamo di vivere viaggiando e alla sete di scoperta si aggiunge la sete di trasmettere l’emozione di un viaggio,  di condividere sui nostri travel blog l’ansia della partenza, l’emozione del viaggio, il piacere del ritorno e tutto quello che succede nel mezzo.

Condividiamo con gli altri il bello ed il brutto dei posti in cui ci troviamo ma soprattutto noi stessi e ciò che proviamo quando li visitiamo. Per questo è così bello scrivere un travel blog perché significa avere la possibilità di riversare emozioni, sensazioni e frustrazioni di un viaggio in un diario, un diario pubblico a cui tutti possono accedere e attraverso il quale si possono incuriosire, informare, incoraggiare le persone e raccontare loro storie che difficilmente verrebbero pubblicate così come sono.

In particolare, mi piace appuntare nomi, luoghi, vie, posti in cui ho mangiato o qualsiasi cosa abbia contribuito a rendere la mia avventura unica. Anche semplici sensazioni o piccoli dettagli. Segno anche le spese fatte e in questo modo posso organizzare il mio budget e spiegare ai miei lettori come risparmiare o quanto denaro è necessario per andare in un posto o in un altro. Poi, torno a casa e prima di iniziare subito a scrivere lascio passare qualche giorno e quando mi sento pronta inizio a mettere tutto nero su bianco sul blog.

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Questa incapacità di partire senza aver bisogno di scrivere qualcosa Paolo Rumiz la chiama “deformazione professionale” e da quando sono diventata travel blogger ho iniziato a comprendere meglio e a fare mia questa sua definizione. La sensazione di non essere più capace di partire senza scrivere qualcosa ha “contagiato” anche me forse perché ho realizzato che un viaggio è una scoperta, momento di crescita ma anche condivisione, in quanto c’è tanta spiritualità in un viaggio.

Che è prima di tutto un viaggio dell’anima alla ricerca di se stessi, un modo per vedere il mondo con occhi nuovi. Un modo per vivere l’incanto e la bellezza di luoghi sconosciuti e aiutare altre persone a vivere il viaggio non da turisti ma da protagonisti perché la cosa peggiore che possa succedere è rimanere immobili. Essere un travel blogger è come essere una guida che ti porta lontano attraverso le parole verso una grande meta: te stesso. Come disse Maruja Torres “La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio che non è una semplice visita o una vacanza, ma un sogno”.

Il travel blogger che è in noi tira fuori quel sogno e il blog è la bacchetta magica con cui riesce a farlo. Non c’è egocentrismo né autocelebrazione, nei racconti di un appassionato di viaggi e scrittura, oggi comunemente chiamato “travel blogger” così come non c’è alcuna intenzione di cimentarsi in puri esercizi di stile. Quello che stimola la tastiera o, come ancora io preferisco, la penna sul foglio, è la stessa passione di chi armato di reflex ad alta definizione e super obiettivi si osserva intorno e intravede possibili istantanee, si ferma  per catturare il momento, sceglie luci e colori adatti, invade terre altrui per la curiosità di poterne fare proprio un pezzetto.

Sono una travel blogger ma non ho scelto di scrivere di viaggi per essere chiamata travel blogger. Scrivo perché voglio raccontare il mio modo di vedere il mondo, perché voglio trasmettere emozioni ed informazioni, perché voglio ispirare gli altri a provarle a loro volta, perché non so più viaggiare senza scrivere. Scrivo di viaggi nel mio blog perché, in ogni pagina ed in ogni foto, insieme ai luoghi che visito racconto anche un po’ di quella che sono. In un mondo in cui tutti vogliono diventare qualcuno, io scrivo di viaggi perché non desidero altro che essere completamente me stessa.

8 commenti su “Scrivere di viaggi: perché faccio la travel blogger”

  1. ci sono dei posti che non avevo mai considerato come mete di un viaggio, ma proprio grazie alla spontaneità con cui vengono raccontate nei blog son diventati posti che mi incuriosiscono molto!

    1. Marianna Norillo

      Ciao Federica, grazie per essere passata. La penso esattamente come te. Scrivere per me è prima di tutto condivisione… di esperienze, notizie, punti di vista perché è grazie a questa condivisione che possiamo confrontarci, imparare cose nuove e trovare ispirazione per altre avventure alla scoperta del mondo!

  2. dueingiro.blogspot.it

    Perchè noi abbiamo un blog ? per continuare a viaggiare stando a casa! E non è importante quanta gente ti legge o quanti racconti scrivi, perchè un blog di viaggi lo fai per te stesso. Almeno per noi è così. Quando viaggi tanto ma capisci che non è mai abbastanza, arrivi ad un certo punto che i tuoi racconti, le tue emozioni, le tue passioni le devi “mettere” da qualche parte e noi abbiamo capito come: facendo un sito/blog sulle nostre esperienze !

    1. Cari due in giro! Come sempre su questi topic ci ritroviamo in sintonia. Il mondo del travel blogging è diventato molto competitivo e la voglia di “celebrità” a volte oscura il vero senso del nostro raccontare che io credo debba essere motivato principalmente dalla passione per la scrittura e la condivisione di esperienze reali, a prescindere dal tornaconto personale e/o economico.

  3. condivido assolutamente! E posso aggiungere che qui a “Ti racconto un viaggio” abbiamo trovato il posto giusto dove mettere le nostre passioni…non trovi?

  4. Io curo il mio blog principalmente perché mi piace l’idea di avere un mondo mio in cui racconto la mia vita e i miei viaggi a modo mio, un po’ sognante, un po’ fuori dai canoni :)se poi mi leggono anche altri, io sono ancora più felice di avere pareri e scambi di visioni. Fuori dalla competitività, lo trovo un mondo stimolante 🙂

    1. Marianna Norillo

      Ciao Valentina, leggo ora il tuo messaggio. Ti chiedo scusa per il ritardo ma ogni tanto mi perdo qualche commento! Sono d’accordo, se il racconto manca di genuinità ma è spinto solo da fini diversi dalla condivisione, secondo me, rischia di perdere credibilità. Torna a trovarci 🙂

  5. Scrivo per il tuo stesso motivo, e mi fa sorridere e anche un po’ incavolare leggere cose come “quanti numeri devi avere per considerarti travel blogger”. Per non parlare di chi si improvvisa esperto di un posto che ha visto per solo pochi giorni. Ma sul serio?? Io non sono esperta nemmeno del posto come vivo praticamente!

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