La mia prima volta in Africa: quando il sogno incontra la realtà

È un po’ che pensavo di scrivere quest’articolo per raccontarvi le impressioni, i pensieri e le perplessità che hanno accompagnato la mia prima volta in Africa. Ci ho messo del tempo perché stavo cercando di capire come impostare nel migliore dei modi, cercando di trovare un compromesso tra “punto di vista personale” e “resoconto dei fatti”. Perciò, stavolta, la mia non è una semplice narrazione, piuttosto un insieme di riflessioni che scaturisce da alcune domande che, a distanza di mesi ormai dal viaggio in Kenya, non hanno ancora trovato risposta.

La mia prima volta in Africa

Il sogno incontra la realtà

Sognavo di vedere l’Africa da sempre. Solo l’idea di poter fare un safari in mezzo alla natura e gli animali che avevo sempre e solo visto nelle trasmissioni in tv e sulle riviste mi entusiasmava. E quando una volta essere atterrati, a pochi chilometri dall’aeroporto di Nairobi (di cui ho parlato qui), mentre ci dirigevamo verso l’hotel abbiamo intravisto proprio sul ciglio della strada un gruppo di zebre, ho pensato “se questo è l’inizio sarà proprio il viaggio che ho sempre sognato“. In realtà capita viaggiando che il sogno, prima o poi, debba necessariamente fare i conti con la realtà.

L’Africa non è solo “safari”

Da quando ho realizzato che sarei andata in Kenya, non ho fatto altro che immaginare come sarebbe stato emozionante fare un safari al Masai Mara ma più ci avvicinavamo al centro di questa grande metropoli africana più il mio entusiasmo si riduceva. L’Africa non è solo animali affascinanti, natura selvaggia e avventurosi safari ed attraversando Nairobi, una città ben diversa da qualsiasi altra città che puoi aver visto o immaginato, è facile capirlo. Gli sguardi penetranti dei locali, il silenzio intimidatorio che aleggiava nell’aria, il degrado e il senso di precarietà che si percepiva tra le case fatiscenti e le strade polverose mi ha lasciato con tante domande nella testa e un senso di smarrimento nel cuore.

Lo sguardo degli africani

Gli occhi puntati addosso sono stati la prima cosa con cui avrei dovuto imparare a convivere e fino all’ultimo giorno non è mai stato facile. Lo sguardo degli africani è intenso, penetrante, indagatore. Non so se sia questo il motivo per cui i turisti bianchi vengono “trasportati” in auto con i finestrini oscurati ma ricordo bene la reazione dei locali al passaggio dell’auto tra strade e vicoletti, curiosi di capire e scoprire chi stesse viaggiando in quella vettura, vettura che la maggior parte di loro non avrebbe mai potuto permettersi, neanche in un’intera esistenza.

Il motto Hakuna matata

Il motto più famoso dell’Africa, Hakuna matata, “senza pensieri” mi ha sempre suscitato molta simpatia e positività fin dai tempi di Timon e Pumbaa del film d’animazione della Disney Il re leone. Oggettivamente chi potrebbe contraddirlo? Prendere la vita con filosofia e senza crearsi troppe preoccupazioni è un invito che tutti dovremmo accogliere e sicuramente gli africani sanno insegnarci qualcosa in merito. La verità, però, è che la loro vita, segnata da instabilità politica, povertà e corruzione, è tutto fuorché priva di pensieri. E sono i primi ad ammettere che per molti la sopravvivenza è una vera lotta giornaliera contro il tempo.

La ricchezza bianca

Molti paesi dell’Africa stanno diventando veri e propri paradisi dei bianchi miliardari che, secondo una classifica della rivista Forbes, ormai li prediligono ad altre mete storiche. Questo fenomeno, pur essendo positivo per lo sviluppo del turismo e del commercio, ha instillato nella testa degli africani, soprattutto quelli più poveri e meno istruiti, l’idea che i bianchi siano tutti molto ricchi. Non è così ovviamente ma questa convinzione spiega il loro comportante insistente nei confronti del turista medio, spesso considerato alla stregua di un “pollo da spennare” come ho scritto in questo post sulle 10 cose da sapere sul Kenya.

È sempre stato così

Tutti dovremmo imparare ad accettare con serenità ciò che non possiamo cambiare nella nostra vita e in questo gli africani sono maestri. Ma ci sono cose che, invece, possono essere cambiate ed è nostro dovere impegnarci a farlo per migliorare noi stessi e la realtà in cui viviamo. Purtroppo, questo difficilmente avviene nei paesi africani dove se da un lato si riconosce l’esistenza di problemi anche seri dall’altro si tende a minimizzarli fino a farli scomparire con uno sbrigativo “da noi è sempre stato così”, quasi a voler chiudere la questione. Paura, pigrizia, sensazione di impotenza? Forse tutte e tre.

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