Perdere il lavoro: un’occasione per fare i viaggi che ho sempre voluto

Alcuni anni fa, ricordo, c’era la pubblicità di una nota carta di credito che recitava pressappoco cosi: a 20 anni, vuoi il tuo primo vestito, a 35 vuoi un vestito sartoriale, a 50 non vuoi nessun vestito. Questo è quello che è successo a me, solo che ho anticipato la conclusione di 10 anni, ed ho appeso la cravatta al chiodo all’età di 40 anni.

Da solo non avrei avuto il coraggio di lasciare un lavoro di Area Manager alle dipendenze di una multinazionale farmaceutica. Nel 2004 ho avuto la fortuna di essere licenziato (si, esatto, ho scritto proprio la fortuna) e da allora mi sono organizzato per fare quello che non riuscivo a fare da dipendente. Ho intensificato i miei viaggi sia come numero, che come durata.

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A meno di un mese dal licenziamento, ero già in vacanza in Inghilterra.  Nel 2005 ho fatto una traversata in solitaria di quasi tutto il Brasile, facendo in modo di: vedere il carnevale nelle varie città (ovviamente anche nel sambodromo di RIO); di attraversare tutta la costa; risalire il Rio delle Amazzoni fino a Manaus, per poi ridiscendere fino a Iguaçu. Casualmente una sera, a Salvator, sono stato anche ospite del camarote del ministro della cultura brasiliana, Gilberto Gil.

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Sempre nel 2005, partendo dalla Sicilia in auto, sono arrivato fino a Tallin.  Nel 2007, da solo, ho fatto una traversata intercontinentale (Europa ed Asia) a bordo della ferrovia più lunga del mondo, la mitica Transiberiana. Partendo da Mosca, ho attraversato 3 stati: Russia, Mongolia e Cina, per arrivare fino a Pechino. Questa traversata è durata 59 giorni. A questi sono seguiti altri viaggi, che, fino ad oggi, mi hanno portato a visitare 70 nazioni straniere. Nel 2014, dopo 10 anni di viaggi intercontinentali, avventurosi ed esotici, ho deciso di cimentarmi in viaggi ancora più avventurosi e ancora più lunghi.

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Ho quindi deciso di navigare il Danubio in kayak, di cui vi racconto qui, dalla Germania (Ingolstadt), fino a Sfant Gheorghe (Romania) sul Mar Nero. Premetto che prima di questa lunghissima traversata fluviale, avevo percorso solo pochi km con la canoa. Non ero un canoista, non mi sento un canoista neppure dopo aver percorso questi 2.500 km in kayak. Il mio interesse non era visitare le già conosciute capitali europee, bagnate dal Danubio, ma proprio il fiume stesso ed il suo ambiente, poterlo navigare, meglio ancora a fior d’acqua, cosi come consente di fare una canoa.

di Giuseppe Rapisarda

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