5 siti archeologici da visitare in Sardegna da nord a sud

Lo sapevi che la Sardegna con i suoi 10000 siti archeologici detiene un primato mondiale per densità e numero di siti archeologici nel territorio? Eppure di questi 10000 quanti se ne conoscono, ben pochi. Spesso abbiamo meraviglie e ricchezze incredibili a poca distanza da casa e non le vediamo e appena troviamo un volo low cost fuori dal Bel Paese ci fiondiamo ad acquistarlo e continuiamo a posticipare la scoperta di posti eccezionali che sono intorno a noi, ogni giorno. Anche in Italia, e in particolare nelle isole. Voglio perciò dedicare un articolo all’isola che è stata la mia casa per tanti anni con questo elenco di 5 siti archeologici da visitare in Sardegna da nord a sud. Non saranno tutti e diecimila ma da qualche parte bisogna cominciare ed io inizio almeno a farvi conoscere quelli più famosi e significativi.


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5 siti archeologici da visitare in Sardegna

1. Anghelu Ruju (Alghero, SS)

Il più grande sito prenuragico della Sardegna

Una delle bellezze da tempo nella mia to-do list era la necropoli di Anghelu Ruju, situata nell’entroterra di Alghero. Finalmente sono riuscita a vederla! Questa necropoli è considerata la più estesa e importante tra quelle di età preistorica presenti nella Sardegna settentrionale ed è costituita da 38 complessi tombali scavati nella roccia di arenaria calcarea. Fate attenzione alle pareti delle tombe: quasi tutte presentano delle incisioni e finte porte scolpite che rappresentano il collegamento con l’aldilà. Si può visitare con un biglietto cumulativo di 6€ insieme al sito di Palmavera, poco distante e al costo di 3 euro è possibile noleggiare l’audioguida per avere avere descrizioni dettagliate di ciò che vedete nel sito.

Ma da dove deriva il nome dato alla necropoli? Semplice quanto interessante! Anghelu Ruju era il nome del proprietario della tenuta, dove il sito archeologico è stato scoperto nel 1903, oggi corrispondente all’area della azienda vinicola di Sella&Mosca. Durante la fase iniziale degli scavi avvenuti per costruire una casa colonica, sono stati trovati un vaso tripode e un cranio umano. Tutti gli altri reperti, recuperati in un secondo momento, hanno permesso agli studiosi di inserire la necropoli nel periodo del Neolitico finale, la cosiddetta “Cultura di Ozieri“, una cultura prenuragica databile in un arco temporale che va dal 3200 al 2800 a.C.

E proprio ad Ozieri, infatti, ne sono state rinvenute le prime testimonianze: la grotta San Michele, presso la cittadina di Ozieri, in provincia di Sassari. Insomma, la necropoli di Anghelu Ruju con i suoi 5000 anni di storia e civiltà ha un’enorme importanza per i sardi! Tuttavia, se venite in Sardegna e sentite parlare di Anghelu Ruju, è più probabile che ci si stia riferendo al nome di un vino piuttosto che alla necropoli. La cantina di Sella&Mosca, infatti, probabilmente per omaggiare questo importante pezzo di storia sarda, ritrovato proprio nelle sue tenute, ha dato ad uno dei suoi vini, forse il più famoso tra quelli liquorosi, proprio il nome di “Anghelu Ruju”.

Necropoli_Anghelu_Ruju_nuraghe_Sardegna

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2. Tharros (Cabras, OR)

Un museo a cielo aperto

La Penisola del Sinis non è solo mare, spiagge e natura incontaminata ma anche la sede del sito archeologico di Tharros, antico villaggio nuragico, occupato prima dai fenici nell’VIII secolo a.C. e conquistato poi dai romani tra la fine del VI secolo e il 238 a.C., anno della conquista romana dell’isola.  Ritrovarsi di fronte a secoli e secoli di storia è un’emozione indescrivibile e camminare tra i resti di quella che un tempo è stata un’importante città fenicia ti fa sentire come catapultato, all’improvviso, in un passato quasi mitico.

Inizialmente la fondazione della città di Tharros si attribuiva ai Fenici, tesi che è stata poi rivista in seguito ad una scoperta molto importante: Su Muru Mannu, un muro sommerso, in seguito all’innalzamento del livello del mare, della lunghezza di 100 metri circa facente parte di una  complesso di tipo portuale dalle caratteristiche ben più antiche. Da quel momento l’ipotesi che si tratti di un insediamento nuragico presente nell’età del bronzo è diventata la più accreditata.

Oggi l’area del sito archeologico di Tharros è un museo open-air aperto al pubblico ma tuttora continuano le operazioni di scavo e, quindi, le ricerche sulla storia passata di questa antichissima città. Entrando nel sito, è possibile vedere i resti di alcune strutture interessanti come le terme, il tophet, le terme, le fondamenta del tempio e una parte delle case e delle botteghe degli artigiani, appartenenti soprattutto ad epoca romana. Tutti i ritrovamenti sono conservati e visibili presso l’Antiquarium arborense a Oristano e il Museo archeologico nel comune di Cabras e a Cagliari, presso il Museo archeologico nazionale di Cagliari.

3. Sulky (Isola di Sant’Antioco, CI)

La città più antica d’Italia

Tra i siti archeologici da visitare in Sardegna non può mancare, poi, l’Antica Città di Sulky, la città più antica d’Italia. Già, si trova proprio qui in Sardegna e, precisamente nell’Isola di Sant’Antioco. Il nome Sulky trasformato in Sulci fu dato, infine e tuttora, alla sub-regione Sulcis. La fondazione della città viene fatta risalire al 770 a.c. ad opera dei Fenici che, però, non vanno visti come degli invasori poiché pare si stabilirono sul territorio convivendo pacificamente con le popolazioni nuragiche presenti, allo scopo di instaurare dei buoni rapporti commerciali con tutti i paesi del Mediterraneo. Attualmente dell’Antica Città di Sulky restano ancora visibili il tipico santuario fenicio, il tofet e la necropoli, di origine punica, fondata nel 520 a.c a seguito della conquista cartaginese. Il sito è aperto al pubblico ed è visitabile tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00. Inoltre, sarà visitare il Parco archeologico anche in notturna tutti i martedì e i mercoledì da giugno a ottobre, e nelle serate di lunedì e giovedì è possibile partecipare, su prenotazione, ai percorsi esperienziali. Per info, costi e prenotazioni consultate il sito del Museo Archeologico.

4. Su Nuraxi (Barumini, SU)

Patrimonio dell’umanità UNESCO

Nonostante la grande quantità di nuraghi e siti archeologici in Sardegna, di grande valore storico, solo uno è stato dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO: Su Nuraxi di Barumini nel Medio Campidano. Il motivo di questo riconoscimento così significativo è da rintracciare nell’importanza archeologica del parco in cui sorge per la conoscenza della Sardegna nuragica e che comprende non solo un ampio nuraghe del quindicesimo secolo a.C. ma anche di un intero villaggio costruito tutto intorno a lui, rinvenuto dal famoso archeologo sardo Giovanni Lilliu tra gli anni ’40/’50. In realtà, il lavoro di scavo non è mai davvero terminato, essendo la zona molto vasta e, infatti, nel corso degli anni si sono aggiunte nuove scoperte, come un altro nuraghe su cui era stata costruita una casa aragonese. L’Area Archeologica Su Nuraxi è aperta al pubblico tutti i giorni dell’anno e, come da disposizioni ministeriali, è visitabile solo ed esclusivamente accompagnati da una guida. Le visite guidate partono ogni mezz’ora e durano circa 1 ora. Per maggiori informazioni, vi consiglio di visitare il sito ufficiale Fondazione Barumini.

5. Nora (Pula, CA)

La prima città fenicia in Sardegna

Non può mancare nell’elenco dei siti archeologici da visitare in Sardegna anche la città di Nora, nel comune di Pula, nel Sud della Sardegna che, con Tharros, condivide il privilegio di essere stata delle più prospere dell’epoca fenicio-punica e romana. Ma con un primato che la rende davvero speciale e unica: quello di essere stata anche la prima città fenicia in Sardegna per poi passare nel 238 a.c. sotto il dominio dei Romani e raggiungere il massimo splendore, sia in termini di successi commerciali che di crescita urbana. I lavori di scavo iniziarono nel 1889 quando, a seguito di una mareggiata, era emerso un cimitero fenicio-punico e così furono rinvenuti anche il tempio Tanit e la stele di Nora, tutt’ora visibili. La visita alla rovine di Nora è possibili dalle 9.00 alle 20.00 in estate, dalle 10.00 alle 17.30 in inverno. Visita guidata obbligatoria (italiano o inglese), partenza ogni 30 minuti. Ultimo giro 90 minuti prima della chiusura. Ingresso €7,50; tariffa ridotta €5.

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