Mamme viaggiatrici, ma siete proprio sicure che ai vostri figli piaccia viaggiare?

Non sono madre, non ancora almeno, ma trovo che sia bellissimo scoprire il mondo con i propri figli e ho sempre ammirato le mamme viaggiatrici con prole al seguito, quelle che riescono ad organizzare un viaggio magari complicato e in terre lontane portandosi dietro i loro figli, anche quelli piccoli. Le ammiro davvero perché rappresentano un modello genitoriale quasi perfetto che trasmette amore, spirito di adattamento, senso pratico e determinazione, tutto in una sola persona. C’è, però, una domanda che mi faccio ogni tanto: ma a questi bambini piace sul serio viaggiare?

Come fate a dirlo e soprattutto come fanno loro a dirlo, a maturare una passione, a cui spesso molti arrivano a meta o alla fine della loro vita, fin da quando sono in fasce? Perché, parliamoci chiaro, quando si decide di viaggiare con dei bambini così piccoli non è che si stia chiedendo il loro parere. Siamo noi adulti a deciderlo e a cercare di farlo piacere anche ai figli. Niente di male ci mancherebbe e probabilmente se avessi dei bambini farei la stessa cosa ma per un mio piacere personale, prima di tutto.

Quando un bambino è troppo piccolo non può sapere cosa gli piace come non può sapere cosa significhi viaggiare. A lui non viene data la possibilità di dire “sì” o “no”. Siamo noi adulti a decidere per lui (o per lei) e questa è una cosa su cui dovremmo riflettere. Non dico, quindi, che non si debba fare ma forse sarebbe meglio capire bene fin dove sia giusto spingersi e se e come l’evento del viaggio può influire positivamente o negativamente sulle vite dei piccoli. Perché viaggiare non è solo relax e divertimento.

Organizzare un viaggio e poi farlo è qualcosa di impegnativo e, spesso, stancante: richiede energie, concentrazione e una notevole capacità di problem solving, soprattutto quando le destinazioni scelte non sono proprio dietro l’angolo e ci troviamo di fronte all’ennesimo imprevisto. Perché gli imprevisti possono capitare a tutti i livelli: un volo che ritarda o viene cancellato, l’autobus che non passa, il treno perso, l’hotel che non trova la prenotazione e rischi di trovarti di notte in mezzo alla strada senza un posto per dormire.

A me, ad esempio, tutto questo è capitato ma ero da sola o con mio marito, un altro adulto come me e, nonostante i timori e l’agitazione del momento, c’era la consapevolezza di essere “grandi” e di potercela cavare in qualche modo. Forse con un pargoletto, avrei mantenuto questa stessa consapevolezza (il senso di protezione che hanno le mamme è quasi eroico) oppure mi sarei fatta prendere dal panico, non lo so ma di certo sarebbe stata un’esperienza abbastanza traumatica.

E questi sono gli imprevisti che, voi direte, non è detto che capitino. Vero, e non sarò io a fare l’uccello del malaugurio! D’altronde non è un atteggiamento che rispecchia il mio carattere: cerco di vivere sempre tutto con ottimismo e con un approccio positivo nei viaggi come nella vita. Tuttavia, vi assicuro che questi due fattori non sono sempre stati sufficienti ad evitare contrattempi, impedimenti e altri avvenimenti inattesi. Quindi, bisogna metterli in conto.

Se poi non si verificano, tanto meglio. Ma ciò non significa che non ci sia altro di cui preoccuparsi perché il viaggio stesso, a maggior ragione se la destinazione è dall’altra parte del mondo, mette a dura prova ogni viaggiatore. Posso solo immaginarmelo come possa essere un viaggio intercontinentale con un neonato o con un bambino di pochi anni. Magari, poi, fila tutto liscio eh ma se non dovesse così, se la reazione non fosse tranquilla e serena come speriamo, cosa succede? Beh, è chiaro che il viaggio si trasforma in un incubo.

E non penso di essere l’unica ad aver  assistito a scene di bambini urlanti trascinati a forza dai loro genitori a salire sull’aereo, urlanti e insofferenti durante un lungo ed estenuante viaggio oppure in lacrime perché sono stanchi, hanno sonno, hanno fame e non gli interessa assolutamente nulla di “essere in viaggio” ma hanno solo bisogno di soddisfare le loro necessità primarie. E il viaggio per un bambino piccolo non è primario. Potrà diventarlo, in seguito, quando ne comprenderà il valore ma non è qualcosa che “deve” fare per forza.

Dopotutto, non abbiamo alcuna garanza che portarlo a destra e a manca generi in lui un’automatica passione per i viaggi, anzi, spesso i figli compiono delle scelte di vita completamente diverse da quelle dei genitori per ribellarsi ad un sistema di valori, orientamenti, modi di fare e di vedere le cose al punto da rifiutare il posto di lavoro nell’azienda di famiglia, rinunciando a carriere sicure per inseguire i loro sogni. E credo che questa dinamica possa essere valida anche per quei figli che vivono situazioni opposte.

Insomma, insegnerò a mio figlio a viaggiare perche ne vale la pena ma non voglio che la veda come una forzatura o un obbligo da ottemperare. Si può fare e può essere un’esperienza senz’altro molto formativa per tutta la famiglia se pianificata con le dovute attenzioni e vissuta, forse, essendo consapevoli che la rinuncia ad un viaggio potenzialmente troppo faticoso e stressante per un bambino, non è poi una tragedia. Dopotutto, viaggiare è anche riscoprire il proprio territorio. Non c’è bisogno di andare oltreoceano e macinare migliaia di chilometri per essere (e allevare) dei viaggiatori felici.

6 commenti su “Mamme viaggiatrici, ma siete proprio sicure che ai vostri figli piaccia viaggiare?”

  1. Bell’articolo! Tocca temi reali. Viaggiare con bambini al seguito? Meglio stare a casa, specie se si stancano e vogliono stare in braccio…No, meglio aspettare che crescano (e magari allora non avremo più voglia noi!). Complimenti MARIANNA.

    1. Marianna Norillo

      Grazie Anna Maria. Viaggiare è sicuramente bello e formativo anche per i più piccoli. Tu che mi conosci sai che non potrei mai consigliare a qualcuno di non viaggiare ma bisogna farlo con logica e buon senso, per i bimbi, i genitori e anche gli altri viaggiatori, diciamocelo 😀

  2. mammezainoinspalla

    Ciao, bell’articolo. Tante riflessioni utili e interessanti che mi hanno ispirato tanto da risponderti qui 🙂 mammezainoinspalla.it/2017/06/23/e-giusto-viaggiare-con-i-bambini-assolutamente-si/

    1. Marianna Norillo

      Ciao Natascia, grazie per essere passata e ottimo lavoro! Sono contenta che le mie riflessioni ti siano tornate utili. Se vuoi citare il mio articolo per offrire una risorsa in più ai tuoi lettori fai pure, non può che farmi piacere. E buoni viaggi a te e ai tuoi bimbi! 😉

  3. Ciao! Sono Barbara, ho sempre amato viaggiare, viaggiare con lo zaino in spalla, stare un giorno qui, due lì e quando sono diventata madre mi sono chiesta: e ora potrò fare i viaggi che facevo prima? Quest’anno abbiamo fatto un tentativo (tralasciando la vacanza di due settimane in Liguria quando il piccolo aveva due settimane, ma era inconsapevole di tutto), a 9 mesi e mezzo abbiamo fatto una Crociera sul Mediterraneo. Abbiamo visitato Olimpia, Corfù, Mykonos, la spelndida Dubrovnik, Venezia e Trieste. Io sono partita con il timore che potesse soffrire la nave, che non gli piacesse dormire in cabina, il sali e scendi, lo stare tutto il giorno in giro, mangiare sempre fuori, andare a letto ad orari diversi… Nulla, i bambini, anche piccoli, ti fanno capire TUTTO, se sono stanchi, se hanno fame, se stanno bene, se hanno caldo o freddo, è incredibile come degli scriccioli così abbiano questa capacità. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere un bimbo che guardasse le novità con gli occhi dello stupore e della meraviglia, e mi rendo conto che è puramente una fortuna. E’ stata un’esperienza bellissima e ora stiamo organizzando un viaggio in Irlanda per settembre. Auguro a tutte le persone che adorano viaggiare di poter continuare a farlo!

  4. Ciao! Articolo interessante, perché in effetti viaggiare con i bambini deve essere – almeno in parte – un gioco e un’avventura, altrimenti è logico che si rompono.
    Poi dipende dall’età, chiaro.
    Noi, che amiamo viaggiare e viaggiamo da una vita e non volevamo rinunciare, comunque il primo viaggio intercontinentale in tre lo abbiamo fatto che Mati aveva 9 anni e devo dire che si è sciroppato le lunghe ore di volo fino a Tokyo meglio di noi 😀
    Quando era più piccolo abbiamo girato molto in Europa, da Nord a Sud e spesso abbiamo stretto amicizia con altre persone con bambini coetanei, in modo che almeno per qualche ora al giorno ci fosse lo spazio del gioco. Per il resto è logico che non puoi pretendere di farti due musei al giorno, oppure se lo fai, uno dei due deve essere a misura di nano 😉
    In ogni caso, anche nei momenti di stanchezza, spesso basta non forzare la mano. Si può sempre fare una sosta e … se non è possibile, bisogna trasformare la fatica o il contrattempo in un’avventura, i quadri in storie parlanti, ecc.
    E poi con i bambini al seguito finisci per scoprire cose che altrimenti non vedresti mai.
    Certo, c’è il problema della vita notturna. Sai che, a meno di non fare “a turno”, o di viaggiare con amici con figli (però consiglio di essere veramente amici e con stili genitoriali simili, altrimenti può diventare un incubo, e parlo per gli adulti) non puoi ballare fino alle 5 del mattino … Ma magari il problema ti si pone anche a casa 😉

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