Un occhio chiuso, l’altro semiaperto per non farsi trovare del tutto impreparato di fronte a qualche evento rilevante. Lo trovo così appollaiato su una delle finestre del padiglione della medicina del Wat Pho a Bangkok, questo guardiano felino tenendo sotto controllo il via vai di turisti, curiosi di saperne di più sulla medicina tradizionale thailandese e di ammirare le interessanti lastre di marmo che descrivono l’anatomia e i punti del corpo da massaggiare.
Lui le ha già viste tante volte, ormai è profondo conoscitore di questo luogo. Mi avvicino per fargli qualche foto e immortalare quella scena di quiete assoluta che lo vede protagonista e la sua reazione mi lascia sorpresa. Il guardiano felino del padiglione di medicina al Wat Pho di Bangkok resta immobile, neanche accenna ad andare via, lentamente si gira verso di me e dopo una rapida occhiata, torna a sonnecchiare beato, come se niente fosse, come se io neanche esistessi.
Abituata al mio gatto che al primo rumore insolito va a nascondersi, quel comportamento lo trovo fuori dal comune. Nel corso del mio itinerario di due settimane in Thailandia scoprirò, invece, che qui cani e gatti vivono in perfetta simbiosi con i thailandesi e sono tutt’altro che schivi. Come lui, migliaia di altri felini vivono a stretto contatto ogni giorno con gli abitanti del luogo e migliaia di turisti senza arrecare disturbo e senza essere in alcun modo disturbati.
In realtà, il problema del randagismo è molto diffuso in Thailandia ed è molto alto il numero di animali senza casa che vagano per le città di tutto il paese, rendendolo piuttosto difficile da risolvere. I templi, in particolare, ne sono pieni. Di gatti soprattutto che li preferiscono ad ogni altra “abitazione” e si inseriscono così bene nell’atmosfera di pace e spiritualità da sembrarne parte integrante con quella loro aria sognante e meditativa.
E non è un caso se il guardiano felino del tempio Wat Pho a Bangkok non mi rivolge la benché minima considerazione… sta meditando e, allora, dopo qualche altra foto, mi allontano e tolgo il disturbo. Torno al gruppo e alle spiegazioni della guida che ci sta parlando della scuola del massaggio di Wat Pho. Oltre ad essere un tempio, infatti, questo enorme complesso del Wat Pho è anche sede della scuola di massaggi tradizionale Thai che si ispira allo “stile del Sud”.
Detto anche “stile Reale”, è diverso dallo stile “del Nord” e “rurale” di Chiang Mai e in generale del nord della Thailandia, per il suo carattere più forte ed energico. Osservo con interesse le figure disegnate sulle lastre e mi sorprende la sacralità attribuita al massaggio, che noi occidentali vediamo come un semplice trattamento di bellezza, mentre in Thailandia rappresenta un’arte antichissima che viene praticata con grande serietà.
Ma qual è la connessione tra templi buddisti e arte del massaggio? La risposta è, come sempre, nella storia. Il tempio per i thailandesi era nell’antichità il luogo di cura per eccellenza dove la guarigione del corpo andava di pari passo con quella della mente e dell’anima, attraverso un percorso fisico ma anche e soprattutto spirituale. Ora capite meglio il motivo per cui le prime scuole di massaggi sono nate qui e non altrove.
Il massaggio, in quanto strumento fondamentale di questo percorso di cura, sarebbe stato ancora più funzionale allo scopo se inserito un contesto illuminato come quello del tempio. Da queste considerazioni di partenza sono scaturiti degli studi accurati sul corpo e i suoi punti energetici e le rappresentazioni iconografiche presenti nel padiglione della medicina del Wat Pho riguardano proprio l’applicazione di tecniche di massaggio e agopuntura in relazione a questi punti da massaggiare.
Io non avevo tempo di fermarmi ma questa scuola sarebbe uno dei posti migliori dove regalarsi un massaggio thailandese. D’altronde i prezzi irrisori rispetto a quelli di un centro estetico in Italia rendono l’idea anche più accattivante. La visita al padiglione è terminata e stiamo per spostarci verso altre zone del Wat Pho. Il guardiano felino, invece, è ancora lì nella stessa posizione. In tutto il tempo non si è mai mosso.
Lo osservo, prima di andar via, voltarsi verso il tempio alle sue spalle sempre con estrema calma. La verità è che questo micio è tutto fuorché un guardiano, anzi se ne frega altamente di ciò che succede intorno a lui e mentre dà le spalle al mondo sembra voler dire “andate dove vi pare, non mi importa” oppure, più “buddisticamente”, “la pace viene da dentro; non serve cercarla fuori“.
Articolo accattivante come sempre; bellissima la foto col gattino in primo piano. In un primo momento ho pensato che fosse una foto montaggio, è stata una vera sorpresa per me. Brava Mary, continua con i tuoi favolosi articoli.