San Salvatore di Sinis è la storia affascinante di un villaggio sardo della cittadina di Cabras, in provincia di Oristano. Questa storia, oltre che affascinante, è molto antica perché il villaggio di San Salvatore ha radici lontane che risalgono all’epoca nuragica.
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Cosa vedere a San Salvatore di Sinis
Chiesa di San Salvatore
A dircelo è il sotterraneo della Chiesa omonima in cui sorge un antico santuario pagano proprio di origine nuragica, incentrato sul culto delle acque e ricostruito nel VI secolo. La commistione di periodi storici e religiosi, però, è evidente. In particolare, l’ipogeo, inizialmente fondato dalle popolazioni nuragiche e diventato in seguito un tempio per le divinità romane, in epoca medievale deve essere subito l’assalto di predoni islamici, considerando l’invocazione ad Allah, scritta in arabo su una delle pareti. Accanto a questa iscrizione, è possibile ammirare anche una grande quantità di graffiti.
Questi, di derivazione romana, attraverso la raffigurazione di scene di un ippodromo, disegni di animali e lettere dell’alfabeto greco, forse testimonianze di esercitazioni di scrittura, sono la testimonianza della vita quotidiana del tempo. Più recenti sono, invece, le “cumbessias”, come vengono chiamate le piccole abitazioni rurali costruite a partire dalla fine del XVII secolo. Ma la storia affascinante di San Salvatore, posizionato sulla bellissima Penisola del Sinis, non finisce qui.
San Salvatore negli anni ’60-’70
Tra gli anni sessanta e settanta, con l’avvento del fenomeno del western all’italiana, il borgo, viste le sue caratteristiche che ricordano i paesaggi messicani, fece da location a numerosi film western.
San Salvatore di Sinis oggi
Oggi, San Salvatore di Sinis è un villaggio disabitato o meglio abitato solo due giorno all’anno per i festeggiamenti per l’omonimo patrono, la cui statua si trova all’ingresso del borgo e accoglie il visitatore “a braccia aperte”. La festa in onore di San Salvatore inizia con la famosa Corsa degli Scalzi e si tiene il weekend della prima domenica di settembre.
Il nome della festa fa riferimento ai piedi nudi dei fedeli che si uniscono in una processione fatta di corsa trasportando da Cabras alla borgata di San Salvatore di Sinis il simulacro di San Salvatore, per una distanza complessiva di circa 7 km. La statua rimane nella chiesa fino alla domenica successiva. In serata, poi, i fedeli la riportano, sempre correndo, nella chiesa di Santa Maria a Cabras, per riporla nella cappella. Un rituale antico davvero insolito, particolare e considerato di buon auspicio per raccolti, pescosità e fertilità delle greggi!