Contrattazione dei prezzi in Thailandia: usanza simpatica ma un po’ crudele

L’arte della contrattazione dei prezzi in Thailandia ha origini antiche e se siete stati in Cina, Marocco, Tunisia, Egitto avete già avuto modo di conoscerla. Ogni paese ha le sue regole ovviamente e nel mio viaggio in Thailandia ho imparato a rispettarle e a metterle in pratica in modo corretto. La contrattazione in stile thailandese è una transazione amichevole tra due persone che tentano di concordare un prezzo equo per entrambe le parti.

Non è abusiva come la nostra cara “richiesta di sconto” e a proporla come metodo di accordo sono proprio i venditori. La scena che si ripete spesso in un negozio o una bancarella per trattare sui prezzi in Thailandia è più o meno questa. Entri o ti avvicini per guardare un oggetto o un capo di abbigliamento. In realtà non hai il tempo di farlo perché, appena ti vede, il venditore si avventa simpaticamente su di te per convincerti ad acquistare. “Compra questo, questo bello” ti dice e gli bastano 3 secondi di esitazione per sfoderare la sua calcolatrice.

Digita il prezzo e te lo mostra: “300 baht”. Normalmente, a questo punto, dovresti decidere se acquistare o meno e, invece, in Thailandia venditore e compratore danno il via ad una sfrenata contrattazione. Contrattare in viaggio è divertente, almeno per noi stranieri e almeno le prime volte ma può diventare anche piuttosto snervante se tirata per le lunghe. Purtroppo, a volte, in Thailandia è l’unico modo di comprare poiché per i thailandesi è un’usanza fortemente radicata e non c’è un solo venditore sprovvisto di calcolatrice.

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Nella foto mio marito e una coppia di amici al mercato di Chiang Mai, intenti a contrattare per l’acquisto di alcuni pezzi di artigianato in legno.

I turisti hanno ormai imparato bene il meccanismo. Sanno che spesso il valore di quell’oggetto è maggiorato di almeno tre volte e un po’ per divertimento un po’ per sete di risparmio non si lasciano scappare l’occasione di un’animata contrattazione dei prezzi in Thailandia. Tuttavia, non mancano le esagerazioni. C’è chi è disposto a stare ore intere a contrattare, pretendendo sconti e trattamenti di favore ad ogni costo.

C’è chi diventa vittima della collera e si innervosisce quando non gli viene dato ciò che chiede. C’è chi se la ride per aver risparmiato pochi baht, che non sono nulla per noi ma significano tanto per chi li ha persi. Anch’io ho preso parte ad alcune contrattazioni sui prezzi in Thailandia. Dopo un piccolo blocco iniziale, è diventato tutto molto naturale e spontaneo e mi sono divertita. In alcuni casi, però, ho voluto farne a meno perché era crudele.

Era crudele sottrarre denaro a chi ne aveva già così poco. “Ti hanno fregato”, “dovevi tirare”, “l’hai pagato troppo caro” mi sono sentita dire da alcuni, fieri di aver risparmiato anche solo 20 o 30 centesimi. Ma non mi importava. I prezzi in Thailandia erano già abbastanza convenienti per le mie tasche e l’idea di rimetterci quei pochi centesimi in fondo non mi dispiaceva se per una buona causa. Così, spesso:

  • ho rifiutato il resto;
  • ho pagato un prezzo più alto di quello pattuito;
  • ho comprato per il solo piacere di vedere la gente sorridere e di sapere che quel contributo, piccolissimo per me, sarebbe stato grande per molti di loro.

Chiariamoci, non c’è niente di male a contrattare i prezzi in Thailandia e, soprattutto per un turista, cimentarsi nell’arte della contrattazione può essere un’esperienza divertente. Cerchiamo solo di non esagerare e, mentre decidiamo quanto pagare una T-shirt ad un anziano venditore o mentre chiediamo un ulteriore sconto ad una giovane madre con il suo bimbo in braccio, oltre a sfoderare le nostre migliori tecniche di contrattazione e metterci tutta la nostra abilità negoziale, mettiamoci anche un po’ di cuore.

Per altre foto, segui l’hashtag #thaihoneymoon14 sul mio profilo Instagram!

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