Come utilizzare i social in modo positivo

Come utilizzare i social in modo positivo: 3 consigli per iniziare a farlo

Una delle prime cose che ci viene in mente quando pensiamo ad Internet è la comunicazione. Ma sappiamo comunicare su Internet e se sì sappiamo farlo con umanità? Io dico di no e avrei diversi esempi per dimostrarvelo. La mia attività di content writer e travel blogger, in particolare, mi ha offerto in questi anni parecchi spunti sull’argomento. E nonostante un approccio tecnologico sempre più social…e che ha preso il web, spesso,  quando si parla di comunicazione lo si fa ancora solo in relazione all’atto del sapersi esprimere.

Come utilizzare i social in modo positivo

1. Imparare a saper ascoltare

Ma comunicare significa anche e soprattutto saper ascoltare, nella vita come sul web ma forse sul web diventa ancora più importante. Quello che molti utenti non capiscono è che, anche se a dividerci sono uno schermo e le distanze geografiche, dall’altra parte ci sono persone in carne ed ossa e possiamo permetterci il lusso o la maleducazione di non ascoltarle credendo di poter risolvere tutto semplicemente continuando a focalizzarci sul nostro punto di vista, e ignorando quello altrui.

Penso che avrete notato questa assurda tendenza: vi sarà bastato leggere i commenti agli articoli di un quotidiano online per rendervi conto di quanto ci sia poco ascolto e poco rispetto nelle relazioni tra le persone. Eppure ascoltare sforzandosi di capire ciò che gli altri dicono e quali sono le loro intenzioni è fondamentale, soprattutto in una dimensione quella “virtuale” dove quasi sempre gli unici strumenti che abbiamo solo parole, frasi, composizioni testuali (e le emoticon).

Questo perché sulla rete non si è presenti in carne ed ossa quando si comunica è ancora più essenziale riuscire ad ascoltare con attenzione e capire che cosa intende la persona con cui parliamo, le parole che usa e il modo in cui scrive si rivela cruciale non solo per la comprensione ma anche per evitare inutili incomprensioni che rischiano di danneggiare la conversazione e portarci allo scontro. In “L’umanita dell’internet. Le vie della rete sono infinite” Giancarlo Livragi ha affrontato molto bene il tema dell’umanità sul web.

Nel suo libro, peraltro disponibile interamente online, il pubblicitario, bibliografo e scrittore milanese rivendica l’umanità dell’internet, considerata come un “fantastico strumento per creare e coltivare rapporti umani” e propone “un’analisi culturale precisa e chiara, lontana dalle tecnomanie e dalle mitologie fantascientifiche, concepita e scritta  “a misura umana” per capire come i nuovi sistemi  di comunicazione offrano a tutte le persone,  di ogni età, professione o tendenza culturale, possibilità straordinarie di arricchire le proprie conoscenze e relazioni umane”.

2. Allargare i propri orizzonti

Uno dei principali problemi della permanenza sui social media è quello di renderci un po’ ciechi rispetto alla vastità di persone, opinioni e realtà che ci circondando. Questo accade in primis per come i social sono stati impostati e voluti da loro “amministratori” (guardate la serie “The social dilemma” su Nextflix) ma anche per una naturale tendenza umana a voler fare gruppo con chi ci assomiglia ed è in linea con le nostre idee ed aspettative e a tener lontano, invece, chi reputiamo diverso da noi. Per questo motivo è importante allargare i propri orizzonti, uscendo dalla propria comfort zone, ovvero la nicchia in cui ci siamo rintanati, per non correre il rischio di isolarci.

3. Leggere prima di condividere

Comunicare sui social in modo positivo passa anche dalla capacità di saper distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è e in un mondo come quello virtuale dove fake news e bufale si aggirano numerose senza essere scoperte, riuscire a farlo è ancora più importante. Uno dei modi per riuscirci è imparare a valutare con attenzione le cose che si dicono o meglio scrivono sul web e di non condividere la qualunque solo perché al primo impatto ci sconvolge o ci fa arrabbiare. La credibilità di una persona si dimostra anche in queste cose e quando noi filtriamo in modo più attento i contenuti in cui ci imbattiamo facciamo prima di tutto un favore a noi stessi, oltre che agli altri.

4. Non paragonarsi agli altri

Una delle cose più gravi e pericolose dell’utilizzo dei social che sicuramente rappresenta un ostacolo alla comunicazione positiva è la continua tendenza a paragonarsi agli altri. La colpa è sicuramente di come vengono utilizzati i social e dei numeri di mi piace, di seguaci e di seguiti che ad ognuno di noi vengono attribuiti. Ma anche della nostra insicurezza. Per carità, le metriche sono importanti ma non più importanti del valore dei tuoi contenuti. Piuttosto, prima di saltare a conclusioni affrettate, valuta il lavoro di chi sembra più bravo di te in modo costruttivo. E magari scoprirai che non è così più bravo e che i numeri, dopotutto, lasciano il tempo che trovano.

5. Impegnarsi in temi sociali

Ma allora ci può essere anche umanità online e può il mondo dei travel blogger collaborare con il mondo del sociale? Secondo me sì. Eppure ci sono dei temi (come quello sul turismo accessibile) di cui nessuno vuole parlare nei propri blog. Questi temi vengono, spesso, considerati ” di nicchia” senza capire che il motivo per cui sono di nicchia è proprio che nessuno vuole trattarne.

Sarà perché sono temi delicati e scomodi o semplicemente perché non rendono quanto altri più cool, fatto sta che nell’immensità di post che ogni giorno vengono scritti e diffusi quasi mai si trova un po’ spazio, ad esempio, per parlare di viaggi e disabilità. Non solo. Anche quando è qualcun’altro a farlo sembra non riscuotere tanta attenzione quanto i soliti post che annunciano la prossima partenza per una nuova meta esotica.

Eppure durante la conferenza Europe without Barriers a Lucignano mi è apparso subito molto chiaro quanto possa essere importante il ruolo di un blogger e dell’informazione in generale. Perché se le cose succedono ma nessuno ne parla, innovazioni, idee e progetti interessanti restano, purtroppo, sempre relegati alle sedi istituzionali e utilizzati unicamente dagli addetti ai lavori.

Per questo credo fermamente che il lavoro di travel blogger possa integrarsi bene nel terzo settore dando vita ad una nuova figura di operatore sociale capace di far passare messaggi ed informazioni importanti  utilizzando le nuove tecnologie, i social media e la propria influenza sul web, con l’intento di dare voce e spazio a chi di solito ne ha poca o non ne ha per niente.

Chi viaggia senza incontrare l’altro, non viaggia, si sposta” affermava Alexandra David-Néel, una scrittrice ed esploratrice francese, famosa per essere stata la prima donna occidentale a giungere nel 1924 a Lhasa, all’epoca vietata agli stranieri ed io non posso che concordare. Incontrare l’altro dovrebbe essere uno dei momenti principali di ogni viaggio che sia esso lontano o anche solo dietro l’angolo.

Certo, non ci si può aspettare che un blogger lavori e si impegni,  scriva uno o più post, o produca dei video e movimenti i suoi social media per promuovere una causa o un progetto senza aspettarsi proprio niente in cambio. Condividere i suoi articoli, mostrare interessamento, aiutarlo ad acquisire visibilità e regalare qualche link in uscita verso il suo blog sono una dovuta ricompensa.

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