Psicologia del viaggio: ricerca della felicità e scoperta interiore

Ciascuno di noi è, in verità, un’immagine del grande gabbiano, un’infinita idea di libertà, senza limiti.

dal libro “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach

Il viaggio è un tema caro all’uomo che da sempre ha sentito l’esigenza di espandersi e di allargare gli orizzonti. C’è chi viaggia per riscoprirsi, c’è chi viaggia per curiosità, per desiderio, per esplorare nuovi confini. Chi per imparare, chi per poi tornare ad amare la propria terra. Chi per scoprire nuovi luoghi, per conoscere gente nuova. Chi per sentirsi vivo. Chi per emozionarsi. Qualunque sia il tuo viaggio, hai un motivo per farlo e la psicologia del viaggio ti aiuta a scoprirlo.

Il viaggio ha a che fare con la ricerca della felicità. C’è chi la trova in un libro, chi la trova in casa sua, chi la trova nel viaggio. Il concetto di felicità è legato a un viaggio più profondo del solo guardare monumenti ma è una ricerca interiore di ciò che ci rende veramente felici. La felicità non viene da qualcosa di esterno la si trova dentro nel profondo io che abbiamo tutti, nel sentirsi parte di qualcosa di più grande, nell’essere in armonia con l’universo.

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Quando si viaggia si tocca quest’ armonia, ci si sente legati profondamente a una rete più grande. Come il gabbiano Jonathan Livingston che non voleva solo vivere per mangiare ma voleva volare e per farlo abbandonò il certo e fece un viaggio andando alla ricerca della perfezione. Perché viaggio è sinonimo di libertà. Quando si viaggia si è se stessi, si è quello che si vuole. Fuori dagli schemi, dai ruoli che la vita quotidiana ci impone. Ci si conosce, ci si inventa, ci si rinnova.

Quando si torna da un viaggio si è nuovi nell’anima, tutto cambia colore, la vita cambia, si rivoluziona. Qualcosa si perde e qualcosa di splendido si trova, magari un’esperienza in più o  magari una foto che rappresenta l’emozione vissuta o un souvenir che ci ricorda che siamo stati in un luogo dove il nostro io è cambiato. E ogni viaggio è un mattone che costruisce il nostro castello di esperienze dell’anima. Perché è l’anima che si arricchisce di emozioni mai vissute e che restano conservate nella sua memoria e nel nostro cuore e che ci vengono a trovare quando la routine sta per intrappolarci dentro.

E poi bisogna distinguere chi viaggia solo per rilassarsi perdendosi la meraviglia della scoperta come il turista che vuole la comodità, che cerca il gruppo, che vuole tutto pronto, dall’esploratore che invece cerca un tramonto, aspetta un’alba, vive per un nuovo sorriso,che vuole scoprire le origini di un luogo e s’immedesima in questo e così arricchisce la sua anima. Viaggiare significa nutrire la propria anima, dare alla propria mente nuovi stimoli, guardare il mondo da un’altra finestra e ogni volta è come aprirne una nuova.

E tu perché viaggi?

di Federica Scorpo

4 commenti su “Psicologia del viaggio: ricerca della felicità e scoperta interiore”

    1. Viaggio per aver scoperto l uomo a livello generale. Per non morire dopo una morte annunciata. Viaggio per stringere la mano di chi mi ha voluto in vita. Ho scoperto molte cose. Ho esplorato tanto l interiore che alla fine non ricordi più. Paola

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